Ieri, giovedì 28 settembre, a Genova si è svolta una manifestazione importante.
Una manifestazione che si è sviluppata contemporaneamente in molte città italiane e straniere.
Il gruppo Nonunadimeno Genova ha focalizzato i suoi interventi sulla necessità di ribadire il diritto all’aborto libero e gratuito perché a questo era principalmente dedicata la giornata.
Donne e ragazze, ma non solo, vestite di nero e fucsia (in colori di nonunadimeno ) portavano un cartello con scritta sopra una frase. Parole che non dovrebbe essere necessario ribadire. I giornalisti chiedevano cosa vogliono le donne e se è ancora necessario essere femministe. Sì, lo è. Fino a quando i diritti delle donne non saranno rispettati sara necessario, fino a quando le donne non saranno padrone di passeggiare la sera senza il pericolo di essere stuprate sarà necessario, fino a quando le donne non riceveranno il medesimo rispetto sul posto di lavoro sarà necessario. I motivi per manifestare sono sempre tanti.
Le donne hanno bisogno di poter decidere sul loro corpo. Vogliono sentirsi libere di scegliere.
Non bisogna far finta di non vedere che, nonostante la Liguria sia una Regione dove la legge 194 viene applicata, esiste ancora un alto tasso di obiezione di coscienza da parte dei medici nelle strutture pubbliche. Per nessuna donna è facile abortire. Non lo è mai. Neppure per quella che un figlio proprio non lo vuole. Forse semplicemente perché non vuole diventare madre o forse perché non se la sente di crescerlo da sola, magari perché non ha disponibilità economiche o perché crede che non sia il momento giusto o… o altro. Il terrorismo psicologico che viene fatto in alcuni casi è sfiancante. Per non parlare delle donne che, ancora oggi, ricorrono a tecniche pericolose per la salute.
Ho letto un intervista dove una donna affermava
Il problema non è stato abortire, il vero problema sono state le dinamiche colpevolizzanti che mi hanno circondata, la riprovazione sociale per aver fatto quella scelta.
Logorante e ingiusto. Perché, nonostante il diritto all’aborto sia garantito, in molti casi viene negato. L’obiezione di coscienza ha raggiunto la media nazionale del 70% di medici obiettori ed è comunque una forma di violenza che viene agita ogni giorno contro le donne. Perché, nel 2017, è ancora necessario ribadire un diritto acquisito molti anni orsono? Bisogna porsela questa domanda.
Il corteo, che è partito da Via Cairoli e ha raggiunto piazza De Ferrari , chiedeva anche di riflettere attentamente sulla violenza maschile.
Ve la siete cercata. Non dimentichiamo che questa è una delle frasi che le donne si sentono ripetere sempre.
Ricordiamoci che il 62,7% degli stupri è commesso da un partner attuale o un ex e solo il 4,6%, secondo l’Istat, da estranei.
Il corteo composto da centinaia di donne di tutte le età e anche da molti giovani di sesso maschile ha raggiunto nel tardo pomeriggio piazza Matteotti e si è fermato sotto al
#murodellebambole
Ci sono state molte controversie su quel muro voluto dalla Regione Liguria. Le partecipanti al corteo hanno deciso di arrampicarsi e di ” liberare” le bambole una dopo l’altra.
Questo è ciò che è scritto sulla pagina di Nonunadimeno Genova.
Io mi permetto di riportare qui sotto quello che ho scritto invece sulla mia pagina personale per spiegare perché non sono mai stata d’accordo su quell’installazione voluta dalle Assessore della Regione Liguria
Prima e dopo. Le bambole non sono più appese al muro. #nonunadimeno appunto, non ne è rimasta neppure una. Perché, nonostante quello che dice la parte politica che l’ha voluto, questo muro è offensivo per le vittime di Femminicidio, per le vittime di stupro e per TUTTE le donne. Perché riteniamo offensivo il muro delle bambole? Perché quelle donne morte, proprio come me e voi che siamo vive, non erano bambole. E’ proprio la percezione del nostro genere come oggetto che deve cambiare, carine e imbellettate (come delle bambole appunto), passive e inermi che ci ha portato a essere oggetto di violenze e sopprusi. Per questo la scelta della bambola è assolutamente inopportuna. Siamo esseri umani pensanti con una identità e molte volte è per questa nostra identità che veniamo uccise!
E aggiungo che mi ha sempre fatto orrore vedere le foto delle vittime lì sotto. Le vittimizza ancora di più. Mi piacerebbe vedere le foto degli assassini con tanto di nome e cognome. Questo e soltanto questo, forse, sensibilizzerebbe le coscienze.
Mi rammarica la strumentalizzazione che viene fatta oggi, proprio dalla parte politica, su questo gesto. Mi piacerebbe una politica più attenta. Mi piacerebbe una politica in grado di porsi delle domande. Mi piacerebbe una politica in grado di mettere in discussione le proprie scelte. Mi piacerebbe una politica in ascolto. Questo gesto, che alcuni giudicano deplorevole, è stato un estremo tentativo dopo tante parole perse nel tempo.